DIETE
QUALI TIPI DI DIETA CONOSCI?
DIETA CHETOGENICA
DIETA MEDITERRANEA
DIETA A ZONA
DIETA IPERPROTEICA
dieta chetogenica
La dieta chetogenica si basa sul fatto che noi abbiamo diversi meccanismi metabolici. Quando andiamo incontro ad una riduzione di calorie, c’è un’ipoglicemia e ridotta produzione di insulina. Si attiva la glicogenolisi finchè non regge piu e si attiva la produzione dei chetoni.
Il protocollo classico per la dieta chetogenica è la dieta 4:1, a favore dei lipidi. Very Low carbo Diet. Non è tanto quello il problema ma è la rimodulazione dei carboidrati, è una dieta fortemente ipoglucidica.
1. Basso (o bassissimo) introito calorico 2. Basso (o bassissimo) introito calorico da parte dei carboidrati 3. Normale introito calorico da parte delle proteine 4. Elevato (o elevatissimo) introito calorico da parte dei lipidi.
Sulla base di questo sono stati formati vari protocolli per la produzione dei corpi chetonici. Una volta questa dieta era riservata ai grandi obesi, il regime era controllato in ambiente ospedaliero o ambulatoriale per monitorare tutto e assicurarsi l’assunzione di poche chilocalorie.
I concetti base sono: ipoglucidica, iperlipidica, ipocaloria. L’inverso della dieta a zona.
Questa dieta funziona bene nel breve termine ma nel giro di un anno riporta alla normalità. Perché ?
Perché la risposta fisiologica a una restrizione dietetica è una risposta importante nei primi 3-4 mesi se viene seguita perfettamente purtroppo però poi al 6 mese già c’è un adattamento metabolico e quindi un raggiungimento di equilibrio fisiologico che comporta una acquisizione di peso corporeo.
Alla base della dieta chetogenica oltre la restrizione calorica abbiamo visto avere anche un basso carico glucidico, ma questo non è una cosa buona in quanto si verifica una perdita di peso che dal punto di vista salutare non va bene. Perché se riduco i glucidi e li sostituisco con le proteine aumento un rischio di mortalità. E questo è dimostrato da studi scientifici.
La dieta chetogenica è una dieta fortemente ipoglucidica perché non si parla più del 40% di carboidrati ma si parla 4-5% di carboidrati. E che effetto hanno? Diversi studi negli ultimi anni hanno dimostrato come 3 mesi di dieta i 35 obesi presi in esame avevano cambiamenti importanti (-14 kg). Questo perché con l’aumento dei grassi si ha la produzione dei corpi chetonici i quali riducono la sensazione di fame. Punto di forza della dieta chetogenica. Questo però è la fase dell’effetto acuto, perdita importante del peso.
Ma se io allungo il follow up, dopo i 3 mesi avrò una stabilizzazione fisiologica nonostante la restrizione calorica. La riduzione di peso dunque diventa in media neanche 1 kg.
Il gioco base della dieta chetogenica è: abbassare i carboidrati, abbassare le kcal, alzare i lipidi. La dieta è estremamente interessante soprattutto sulla parte scientifica, abbiamo visto come ha un significato nei primi 3 mesi poi tende a scendere.
Le applicazioni:
Terapia epilessia: soprattutto nei bambini che hanno una base genetica. Studi dimostrano come la dieta chetogenica ha un effetto importante sulla crisi epilettica in quanto aiuta a stabilizzare la membrana.
Terapia nei gravi obesi( bmi sopra i 45), necessita la restrizione gastrica. Viene applicata prima la dieta per contribuire a ridurre il peso e garantire l’efficacia dell intervento.
Terapia per l’emicrania, studi ancora in corso.
E' scientificamente provato che il fatto la dieta chetogenica non ha effetti sulle variazioni del peso nel tempo, la produzione di corpi chetonici è possibile solo se si ha un introito di 50 o meno grammi di carboidrati che equivale al 13% circa di carboidrati nella dieta sul totale. Questo però è a livello teorico, a livello pratico molto spesso si danno più di 50 grammi di carboidrati e quindi non si parla più di dieta chetogenica ma iperproteica perché alzo le proteine e abbasso i carboidrati.
Effetti della dieta chetogenica:
• Cefalea (30%)
• Alitosi (30%)
• Stipsi (33%)
• Crampi (28%)
• Alterazioni del ciclo mestruale
• Ipotensione ortostatica
• Nausea
• Astenia
• Tachicardia
• Calcolosi biliare E
dieta mediterranea
La dieta mediterranea è incentrata soprattutto sulla corretta scelta degli alimenti, mentre l'aspetto calorico gioca un ruolo di secondo piano. La sobrietà e la moderazione delle porzioni rappresentano comunque un elemento imprescindibile per la corretta applicazione di questa dieta.
A titolo indicativo, ad un uomo adulto occorrerebbero ogni giorno circa 2.500 calorie, di cui il 55-65% dovrebbe provenire da carboidrati, il 20-30% da lipidi e solo il 10-15% da proteine.
I principi più importanti della dieta mediterranea sono contenuti nelle seguenti linee guida:
Maggiore consumo di proteine vegetali rispetto a quelle animali;
Riduzione dei grassi saturi (animali) a favore di quelli vegetali insaturi (olio di oliva);
Moderazione della quota calorica globale;
Aumento dei carboidrati complessi e forte moderazione di quelli semplici;
Elevata introduzione di fibra alimentare;
Riduzione dell'apporto di colesterolo;
Il consumo di carne bianca è prevalente rispetto a quella rossa, ed è comunque limitato a una o due volte la settimana. Maggiore è invece il consumo di pesce e legumi;
I dolci sono consumati solo in occasioni particolari;
La dieta mediterranea prevede inoltre una drastica riduzione del consumo di: insaccati, super alcolici, zucchero bianco, burro, formaggi grassi, maionese, sale bianco, margarina, carne bovina e suina (specie i tagli grassi), strutto e caffè.
Le scelte alimentari ispirate ai principi della dieta mediterranea consentono di prevenire numerose malattie. In particolare, questa dieta svolge un prezioso effetto protettivo sulle malattie cardiovascolari, poiché:
Apporta pochi grassi saturi (il cui eccesso aumenta i livelli di colesterolo LDL e con essi il rischio aterosclerotico).
Apporta poco colesterolo.
E' ricca di fibre alimentari, che riducono l'assorbimento intestinale dei lipidi e modulano quello dei carboidrati, iducendo l'impennata glicemico - insulinica.
E' ricca di acido oleico, che abbassa il colesterolo LDL senza influenzare quello HDL.
E' ricca di acidi grassi essenziali omega 6 e omega 3, che combattono l'ipertensione, l'ipercolesterolemia, l'ipertrigliceridemia, le trombosi ecc.
E' ricca di antiossidanti di qualunque genere: vitaminici, minerali, polifenolici ecc.
Contiene solo il sodio naturale degli alimenti.
Inoltre, la dieta mediterranea riduce il rischio di sviluppare il diabete mellito di tipo II poiché:
Essendo ricca di fibre alimentari, diminuisce la velocità di assorbimento intestinale degli zuccheri, prevenendo i picchi glicemico – insulinici tipici della nutrizione occidentale contemporanea.
E' ricca di amido e di fruttosio: che hanno un indice glicemico – insulinico inferiore a quello del glucosio e del saccarosio.
E' meno calorica della dieta occidentale contemporanea e, dal momento che il diabete di tipo II è frequentemente associato all'obesità, è particolarmente indicata sia nella prevenzione che in associazione al trattamento farmacologico.
La dieta mediterranea riduce il rischio di ipertensione, ipertrigliceridemia e ipercolesterolemia; ad esercitare questi effetti sono:
Grassi essenziali omega 3, che riducono l'ipertensione e l'ipertrigliceridemia.
Grassi essenziali omega 6 e non essenziale omega 9, che riducono la colesterolemia.
Fitosteroli, che riducono la colesterolemia.
Antiossidanti, che riducono la colesterolemia e varie complicanze metaboliche.
La dieta mediterranea riduce anche il rischio di obesità, poiché:
Come abbiamo appena detto, è meno calorica.
Grazie alle fibre e al tipo di glucidi in essa contenuti, ha un indice glicemico – insulinico riferito sia agli alimenti, sia ai pasti, di tipo moderato.
Inoltre, le fibre favoriscono il senso di sazietà; contiene anche molta acqua, che favorisce la pienezza gastrica, soprattutto in associazione alle fibre.
E' ricca di erbe aromatiche che contribuiscono a ridurre l'utilizzo dei condimenti grassi per insaporire le pietanze.
La dieta mediterranea riduce il rischio cardiovascolare generale:
Previene e cura le malattie metaboliche (ipertensione, diabete mellito tipo 2, ipercolesterolemia e ipertrigliceridemia).
Previene e cura l'obesità.
E' ricca di omega 3 antinfiammatori e che fluidificano il sangue.
Infine, la dieta mediterranea previene la comparsa di vari tumori, poiché
Contiene poche molecole tossico – cancerogene, invece tipiche dei cibi spazzatura prodotti dai fast-food. La carne della dieta mediterranea è tradizionalmente cotta arrosto, ma la frequenza di consumo è talmente bassa da risultare innocua.
Apporta pochi grassi saturi e molte fibre (effetto preventivo sullo sviluppo del cancro al colon/retto, allo stomaco e alla mammella).
E' ricca di antiossidanti antiradicalici, cha hanno un documentato effetto preventivo sul cancro alla prostata e su altri tipi di tumori.
Quindi, pur non facendo miracoli, uno stile alimentare ispirato ai princìpi della dieta mediterranea è in grado di ridurre il rischio di sviluppare numerose patologie.
dieta a zona
La dieta a zona non è una dieta ma è più uno stile di vita, Un sistema di vita, ideato da Barry Sears, un biochimico americano, per arrivare al benessere controllando il livello ormonale attraverso la dieta. si basa su un’ipotesi che è il controllo del livello ormonale. Non torna però perché viene considerata come endocrinologia dietetica e cioè che in base al cibo io possa modificare la risposta ormonale ma in realtà non è cosi. La dieta a zona dice che attraverso la modulazione dei macronutrienti io riesca a modificare la mia risposta ormonale e quindi gestire il dimagrimento. Questa cosa tuttavia non è mai stata scientificamente dimostrata. Altra cosa non chiara è che alla base di questa dieta c’è la modulazione dei grassi possa cambiare la modulazione del glucagone e dell’insulina. La loro modulazione dipende dagli zuccheri non dai grassi, al contrario nell’ipotesi della dieta a zona essi possono modificare insulina e glucagone e questo dipende dai grassi buoni e dai grassi cattivi. Modulando i carboidrati riesco a controllare l’insulina, io l’insulina l’attacco con i carboidrati e secondo la sua teoria con l’attacco da parte delle proteine io posso modulare anche il glucagone ed è questo che non mi torna. Alla base di questo viene definito come con la distribuizione dei 3 macronutrienti possa modulare gli ormoni per questo: dieta a zona. I grassi rilanciano la dieta a zona e si caratterizza: 40% carboidrati, 30% grassi, 30% proteine. Quindi riduco i carboidrati, il grasso rimane 30% e aumento le proteine. Dunque, la dieta a zona è anche una dieta iperproteica, anche se non viene definita tale perché viene vista come una dieta che attraverso la modulazione di tutti e 3 i nutrienti ha funzione.
Andando a vedere a livello pratico, come devo fare? Mangio proteine ad ogni pasto, frutta e verdura e carboidrati.
Le regole:
• Consuma piccoli pasti;
• Mangia delle proteine ad ogni pasto;
• Mangia sempre frutta e verdura;
• Prendi l’olio di fegato di merluzzo;
• Non rimanere mai più di cinque ore senza mangiare;
• Assumere ogni giorno almeno 2 grammi di omega 3 attraverso olio di pesce concentrato (Rx);
• Fare almeno cinque pasti il giorno. Oltre alla prima colazione, al pranzo e alla cena, fare almeno due spuntini, uno dei quali la sera, dopo cena, appena prima di coricarsi;
• Ogni pasto principale ed ogni spuntino devono apportare il 40% delle calorie sotto forma di carboidrati, il 30% come proteine e il 30% come grassi;
È l’unica dieta in cui cambia il rapporto dei macronutrienti. Si deve cominciare dalle proteine a basso contenuto d grassi:
Tacchino – Pesce – Pollo – Bianco d‘ uovo – Formaggi magri – Tagli di manzo magri – Tofu – Succedanei della carne a base di soia. Importante scegliere proteine a basso contenuto di grassi per non sbilanciare questi.
Bilancia con i carboidrati
• Ottima scelta - bassa risposta insulinemica – la maggior parte della frutta – la maggior parte delle verdure ricche di fibre – alcuni cereali (avena)
• Pessima scelta - alta risposta insulinemica – la maggior parte dei derivati dei cereali – amidi (patate, riso, ecc.) – alcuni frutti (banane, uvetta, frutta disidratata) – alcune verdure (mais, carote)
Ma come applico tutto questo? Non basta la distribuzione, deve essere diverso dal normale.
Nasce la divisione in blocchi: Il BLOCCO è l’unità di misura della dieta a ZONA in sostituzione delle calorie, bisogno guardare l alimento come a pezzettini.
Ogni blocco è costituito da 3 miniblocchi, 1 per ciascun macronutriente Perciò 1 blocco è composto da: 1 miniblocco di carboidrati 1 miniblocco di proteine 1 miniblocco di grassi.
Nessuno spiega da dove deriva questa teoria ed è questo uno dei problemi cardini della dieta a zona. Il carboidrato vale 9 grammi, proteine 7 e grassi 3.
Si calcolano i blocchi della giornata (ad es. 15 per l’uomo o 12 per la donna); 11 minimo
• Si distribuiscono i blocchi nella giornata (ad es. 2 colaz., 2 alle ore 11, 4 a pranzo, 2 a merenda 5 a cena)
• Si scelgono per ogni pasto i sottoblocchi per arrivare al totale dei blocchi previsto
Quello che ne viene fuori è una dieta fortemente ipocalorica.
La dieta a zona funziona così:
• si calcolano le proteine necessarie, tenendo conto della massa magra del soggetto e del suo indice di attività;
• si calcolano i carboidrati per evitare di scatenare un picco d'insulina. Per Sears il rapporto fra proteine e carboidrati deve essere compreso fra 0,6 e 0,8, ottimale 0,75. Poiché il rapporto ottimale è 30:40, i grassi si stimano nel 30%. Sears suggerisce perciò la formula 40-30-30. Questa formula ha dato luogo a una grande confusione e rivela una scarsa propensione ai modelli matematici dell'ideatore della dieta a zona. Poiché si parte dal calcolo delle proteine, la quantità di carboidrati si calcola successivamente (indice 0,75). I grassi secondo la formulazione classica devono essere pari al 30% delle calorie totali. In tal modo però si ottiene una dieta fortemente ipocalorica.
Calcolare il fabbisogno proteico – Nel metodo di calcolo di Sears dovrebbe situarsi tra 1-2 g/proteine/Kg di peso corporeo Calcolare il numero di blocchi complessivi – Di solito fabbisogno proteico / 7 Suddividere il numero di blocchi tra i vari pasti del giorno – Solitamente 5 o 6 Preparare i pasti mantenendo sempre il rapporto 1:1:1 tra i blocchi di carboidrati, proteine e grassi Proteine – 7 g Carboidrati – 9 g Grassi – 3g
Cosa succede che viene fuori una dieta con circa 1000 kcal quindi troppo bassa, le persone che fanno una dieta a zona sono persone sportive e il rischio è di divenare ortoressici perché il calcolo e l’intera dieta è tutto basato su un calcolo matematico.
È una dieta che nonostante è partita 20 anni fa ha sempre mantenuto un blocco di persone che sono aperte alla salute che in qualche modo seguono in maniera molto precisa la dieta. È una sorta di ortoressia.
Problemi:
•Base scientifica inesistente
•La zona è una forma di ortoressia matematica
•Variabilità individuale rispetto alla risposta insulinica
•Variabilità dei cibi – E’ praticamente impossibile calcolare una ripartizione esatta dei macronutrienti su blocchi e miniblocchi
•Errore dei macronutrienti – Sears non parte dalle reali necessità del corpo umano
•Gestione degli acidi grassi – L’importante è il rapporto proteine-carboidrati: sugli acidi grassi si può abbondare
•Dieta difficile da seguire
dieta iperproteica
Con il termine 'IPERPROTEICA' indica un particolare regime alimentare caratterizzato da un maggior consumo di cibi contenenti proteine e grassi rispetto a quelli composti da carboidrati, sia semplici che complessi, il cui impiego è molto limitato.
Secondo le linee guida di una corretta alimentazione, elaborate dalla Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU), in un’alimentazione sana e bilanciata la percentuale di proteine deve aggirarsi intorno al 12-15% delle chilocalorie introdotte ogni giorno con il cibo. Il restante apporto dovrebbe derivare per lo più dai carboidrati (45-60%) e in secondo luogo dai grassi (25-35%). Nelle diete iperproteiche questa ripartizione viene modificata e le proteine consumate raggiungono percentuali più elevate.
In condizioni normali (fisiologiche), il principale compito delle proteine è fornire aminoacidi per la costruzione e il rinnovamento dei tessuti. Solo in quota trascurabile intervengono nella produzione di energia. Tale funzione diventa, invece, prevalente durante il digiuno prolungato, un'attività fisica impegnativa di lunga durata e in tutte quelle situazioni in cui sono ridotte o, addirittura, eliminate le fonti principali di energia, ossia i carboidrati, come succede proprio nelle diete ad alto contenuto in proteine.
ESISTONO ANCHE ALTRI TIPI DI DIETE....
VEGETARIANA
VEGANA
DIETA SEMI-DIGIUNO
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